ma siamo proprio sicur*?

ho scritto alcune considerazioni mossa sia dalle campagne securitarie e deliranti dei nostri cari sindaci sceriffi sia dalla lotta in corso a Brescia da parte delle persone migranti, l'idea iniziale era di farne un volantino, invece sarà un post…

pamela

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MA SIAMO PROPRIO SICUR*?

Com’è che sale  la percezione di città insicure anche se i dati del ministero dell’interno dicono che il numero dei crimini è rimasto costante dal 2004 al 2006? E che “la percezione di diffusa insicurezza non è fondata su una reale situazione di maggiore esposizione a rischi”?

Com’è che nonostante i e le migranti (e lo dicono gli economisti) facciano lavori che le e gli autoctoni non vogliono più fare, li si percepisce come rubalavoro?

Com’è che passa l’idea che si sia più sicur* chiusi in casa , quando le violenze domestiche sono fra le prime cause di morte per le donne?

C’è chi sostiene che la sicurezza sia il “privilegio riservato ad individui, gruppi sociali che hanno fatto prevalere le regole corrispondenti ai loro interessi, alla loro morale, alla loro concezione del mondo” (Salvatore Palidda) e che la sicurezza sia in realtà la difesa dell’ordine costituito.

Eppure nonostante ciò il nemico pubblico numero uno è il lavavetri oppure il graffittaro che scrive sui muri delle case e non chi quelle case le affitta a prezzi inaccessibili o chi esegue gli sfratti.
Si ha paura dei e delle migranti che lavorano spesso in condizioni di enorme precarietà, e non dei datori di lavoro che sfruttano tutte le lavoratrici ed i lavoratori e spesso sono impuniti per le morti su lavoro. Le condizioni di vita e di lavoro delle persone migranti evidenziano il legame che si vorrebbe imporre tra diritti di cittadinanza e situazione lavorativa: se lavori hai diritto ad un permesso a vivere qui altrimenti devi tornare nel tuo paese, indipendentemente dalla situazione sociale ed affettiva che si è creata in Italia: famiglie ricongiunte, bambin* nat* qui, amicizie, progetti di vita.Niente di tutto questo conta. Finchè si tratta del dovere di pagare le tasse,  li si considera cittadini, ma sei poi si tratta di giustizia sociale, di diritti, meglio rappresentarli come delinquenti, rubalavoro, sfaticati, devianti, clandestini. Tanto c’è sempre un manipolo di gruppi di destra pronti ad infiammare, e non solo metaforicamente,  razziste campagne d’odio nei loro confronti. Eppure la loro sicurezza è la nostra sicurezza.

Domani il nemico, lo straniero, il delinquente sarà chi non riuscirà a pagare il mutuo, chi non arriva  alla fine del mese, chi non consuma  e non raggiunge i livelli e gli stili di vita pubblicizzati e consoni ad una società consumistica come quella neoliberista.

Si fa alla svelta a diventare illegali quando illegale diventa ogni forma di vita fuori norma, fuori standard, fuori controllo. Prima che tocchi a noi (che forse già ci sta toccando…) meglio attivarsi con strategie politiche di r/esistenza per nuovi diritti sociali di cittadinanza per tutt*

 

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