La norma eterosessuale

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Ida dominijanni dal Manifesto di ieri 3 aprile

Dal manifesto di ieri, 3 aprile
politica o quasi
La norma eterosessuale
Ida Dominijanni

Intervistato domenica da Lucia Annunziata «in mezz'ora» su Raitre, monsignor Rino Fisichella, rettore della pontificia università Lateranense nonché cappellano di Montecitorio, ha corretto il tiro di monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che sabato aveva accostato, in una scala ideale delle «aberrazioni» pericolose per l'ordine familiare e sociale, le convivenze omosessuali all'incesto e alla pedofilia. Più cauto e più diplomatico, Fisichella ha cercato di restituire l'immagine di una Chiesa consapevole dell'impossibilità di discriminare eterosessuali e omosessuali sul piano giuridico, e disponibile a riconoscere ai gay i diritti alla successione e all'assistenza reciproca purché questo riconoscimento resti nell'ambito del diritto privato e non comporti un nuovo istituto di diritto pubblico come i Dico, troppo simile al matrimonio. Si sa che questa è la strettoia che la Chiesa indica per mantenere distinte le convivenze dal matrimonio accettando contemporaneamente che i conviventi acquisiscano i succitati diritti nella forma di diritti individuali, non di coppia. E si sa anche che da parte dei movimenti gay-lesbian la posta in gioco è precisamente quella del riconoscimento della coppia omosessuale. Sul piano della polemica politica questo è il conflitto in campo e per ora non se ne esce. Ma bisogna cominciare a frugare nelle pieghe della polemica politica per chiedersi quali altre poste in gioco, politiche e culturali, si stiano definendo o ridefinendo nello scontro sui Dico e sull'omosessualità: da una parte e dall'altra del campo di gioco.
Sul versante della Chiesa, il punto non è né solo né tanto l'interdizione e la condanna della sessualità gay e lesbica. Il punto è – l'ha ribadito domenica lo stesso Fisichella – il fantasma della genitorialità omosessuale che l'eventuale leg
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